ALBERTO LUCA RECCHI
Alberto Luca Recchi è un esploratore del mare che da oltre trent’anni racconta con immagini e storie la vita degli Oceani. Celebri sono le sue spedizioni pionieristiche a livello mondiale che lo hanno portato ad incontrare squali, balene e capodogli. Appassionato di fotografia, le sue foto sono state pubblicate sulle più importanti riviste italiane ed internazionali ed esposte in occasione di mostre ed eventi. Alberto Luca Recchi è anche scrittore e collabora da anni con Piero e Alberto Angela con i quali ha pubblicato numerosi libri. Unico italiano invitato a parlare all’Explorers Club di NY, ha vinto il Premio Europeo dell’Ambiente nel 1995 ed è stato l’unico a cui è stato assegnato il Tridente d’Oro, il cosiddetto Oscar del Mare, in due categorie “Esplorazione” e “Divulgazione”.
Un mare in salute?
Ce lo dice lo squalo
Oltre a essere prezioso perché limita il diffondersi delle epidemie tra le sue prede, lo squalo è anche una cartina di tornasole della vitalità delle nostre acque, e vale più di tante bandierine blu.
In molti ci stiamo spalmando la crema solare su una spiaggia o su uno scoglio di uno dei quasi otto mila chilometri di costa italiana. Sfogliamo il giornale, riposiamo, chiacchieriamo e ogni tanto guardiamo il mare dalla sdraio. Se non è proprio calmo, lo guardiamo anche con una certa ansietta.
Qualcuno si avvicina all’acqua titubante, si bagna la punta dei piedi, poi fa un passo indietro, poi due avanti, e alla fine, lentamente, entra in acqua. Con un po’ di ritrosia, perché una volta su due l’acqua sembra troppo fredda. D’altronde siamo mammiferi con una temperatura del corpo di dieci gradi più alta della temperatura media dell’acqua del Mediterraneo.
Poi una volta in acqua, all’improvviso tutto cambia. Perdiamo peso, siamo leggeri come arcangeli e si apre davanti ai nostri occhi un paesaggio fiabesco: alghe colorate, posidonie con fiori e frutti, molluschi buffi e dalle forme stravaganti, e poi pesci di ogni forma, specie, dimensione e colore.
La vita che brulica intorno a noi ci affascina e ci confonde. O no?
No, non è così. Non è più così. Sott’acqua, anche quando ci mettiamo la maschera, non vediamo quasi nulla. Niente colori, niente creature, niente vita brulicante. Sì, un saraghetto ogni tanto, ma niente di più. Perché il mare è quasi tutto morto. La vita rigogliosa di un tempo, vicino alle nostre coste, non c’è più. Se l’acqua non è proprio marroncina e riusciamo a vederci le dita dei piedi, siamo contenti. Se poi c’è anche una bandierina blu che ci dice che lì l’acqua è pulita, allora siamo davvero felici, perché anche se non vediamo un fico secco, la Bandiera Blu ci tranquillizza.
D’altronde la Bandiera Blu è una cosa seria, non è una pratica solo italiana, ma viene conferita a livello internazionale dalla FEE (Foundation for Environmental Education) con il supporto dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e dell’UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) ai Comuni che ne fanno domanda. L’obiettivo è promuovere una conduzione sostenibile del territorio attraverso il rispetto di una serie di indicazioni e parametri. Insomma, chi li rispetta ha la bandierina, chi non li rispetta, invece, no. Se c’è la bandiera, il mare ci appare in salute, se non c’è, abbiamo la conferma che è davvero malridotto come lo vediamo.
Ma le cose stanno davvero così? Faccio solo notare che l’acqua si sposta, il mare non è mai fermo, le correnti si muovono sovrapposte le une alle altre, come “lenzuola d’acqua”. Inoltre, un campione di acqua pulita prelevato oggi qui dai controllori, domani può essere laggiù a miglia di distanza, sostituito da acqua sporca che ieri non c’era.
Insomma, la bandierina vale per quello che vale. Ossia poco, attesta il rispetto di regole, protocolli e nulla più.
E quindi, come capiamo dove il mare è sano e in forma? A mio parere, esiste un riconoscimento affidabile per determinare lo stato di salute del mare, ed è la presenza di uno squalo.
Sì, non scherzo. Lo squalo è un predatore e un buongustaio, e va dove ci sono le prede, non va dove tutto è morto, malato e maleodorante.
Dunque, un mare con gli squali è un mare pulito. Insomma, lo squalo, oltre che essere prezioso per la salute del mare, perché limita il diffondersi delle epidemie tra le sue prede, è anche una cartina di tornasole della salute del mare, e vale più di tante bandierine.
Peccato che gli squali li stiamo sterminando. Quando organizzai nel 1999 la prima spedizione per cercarli nel Mediterraneo, li ho incontrati due volte, nello Jonio e a Lampedusa. E in entrambi i casi i fondali erano davvero ricchi di vita e l’acqua meravigliosa.
Gli squali non sono un pericolo per l’uomo. Da quando sono nato, e ho i capelli bianchi, non c’è mai stato un attacco certo e documentato nei nostri mari.
Quando i nostri figli esclameranno “Mamma, c’è uno squalo”, la nostra risposta sarà “Bene tesoro, andiamo a fare il bagno”.
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